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Enzo Mario, Alberto e noi a corollario ...

26/09/2013

Devo ammettere che, per ovvie ragioni, almeno per chi mi conosce e conosce la mia storia personale, la notizia di oggi mi scolvoge.

Stanotte sul raccordo anulare di Roma (altezza Ardeatina), sono morti in un incidente stradale (causato da un ragazzo sotto effetto di droga) due genitori napoletani, 37 3 36 anni. Lasciano al mondo due bambini: 8 e 5 anni. Lei si chiamava Lucia.

Che dire? Ripeto: sono sconvolta! E' chiaro anche perchè lo sia: Enzo Mario ha 8 anni e Alberto ha 5 anni.

Lo so non si vive così, non si può fare molto: cosa sono questi? Eventi del destino? Sfortuna? Causalità? Ma poi, esiste veramente un Dio che consenta ciò?

Chi consolerà i bambini nei momenti di sofferenza? Chi asciugherà le loro lacrime? Chi potrà mai colmare il vuoto immane che si porteranno dentro per il resto della vita?

15/05/2012

Non è farina del mio sacco, l'ho scopiazzato su fb e leggermente modificato, ma c'ho riflettuto tanto da quando l'ho letto, rivedendo me come figlia e immaginando me come mamma.

α 5 αnni, dici: mαmmα TI AMO
α 1O αnni, dici: mαmmα TI VOGLIO BENE

α 15 αnni, dici: mαmmα, NON ROMPERE
α 2O αnni, dici: mamma, VOGLIO ANDARE VIA DA QUESTA CASA
α 35 αnni, dici: mamma,  VOGLIO TORNARE A CASA
α 5O αnni, dici: mamma, NON LASCIARMI
α 7O αnni, dici: dαrei quαlunque cosα per cinque minuti con miα mαmmα

11/05/2012

Mi sono psicanalizzata: incipit è stato quando un amico mi ha detto che vivo troppo per gli apprezzamenti altrui, per i riconoscimenti morali, per le opinioni che gli altri hanno di me.

Innanzitutto questa persona mi ha profondamente stupito: ci ho parlato due volte, forse, e mi dice quanto sopra. Nessuno, e dico nessuno, se n’era mai accorto, se non il mio subconscio.

Da quando me lo ha detto, ho lasciato la cosa lì in un angolino del mio cervello.

Poi mi sono ricordata di un episodio che solo stamattina ho raccontato a Giu e che ragionevolmente nessuno degli attori (anche per forza di cose) se lo ricorda.

Io e Mike eravamo alle scuole elementari: io già soffrivo della sua ingombrante presenza, era innegabilmente più brillante di me.

Un giorno sento mia mamma parlare con il nonno riguardo il mio "ridotto" quoziente di intelligenza, se confrontato a quello di Mike.

Questa cosa, là per là, mi ha lasciato indifferente, ma poi, ripensandoci, da quel momento in poi, ho lottato con tutta me stessa, per sopperire alle ridotte capacità intellettive, con uno studio sfrenato.

Da allora mi sono trasformata in una emerita secchiona: dovevo compensare in qualche modo il confronto.

Questa cosa, me la sono portata, purtroppo, fino al liceo, visto che io e Mike abbiamo condiviso gli studi fino all’università.

Ovviamente qualche piccola soddisfazione l’ho avuta: il mio genio in matematica era innegabile, mentre Mike sopravviveva.

Io mi sono diplomata con 2 voti in più di lui (non sarei sopravvissuta se fosse accaduto il contrario).

Io mi sono laureata con lode e lui no, ma … lui ci ha messo la metà dei miei anni.

Rientra in questo contesto, l’evento che anche una piccola critica nel mio operato, è capace di stramazzarmi al suolo … mi dico … allora era vero!

Devo ammettere che mi porto dietro questa continua insicurezza di me e, anche se so che sono in gamba, ho bisogno che gli altri me lo dicano e soprattutto me lo ripetano.

Tutte le persone che hanno una opinione alta di me e che soprattutto me lo dicono, avranno da me incondizionatamente sempre amore eterno.

10/05/2012

Ragionevolmente non c'è nessuno che legge e quindi posso andare a ruota libera (più o meno).

Che dire? Il periodo non è dei migliori, lavorativamente parlando. O meglio, sei mesi fa ero disperata, oggi lo sono di meno, ma sono sempre insoddisfatta.

Porca miseria, ma perché questo fuoco che ho dentro non vuole sopirsi, nonostante il contesto? Perché non mi accontento di quello che ho, visto che agli occhi di ogni altra persona è comunque tanto? Da quando sono ritornata nell'ICT, con il capo cosparso di cenere, le cose sono migliorate: in particolare ho trovato dei nuovi inaspettati amici - colleghi. Che sorpresa è stata!

Sono loro che mi danno le energie per continuare a sperare e sono sempre loro che mi attestano una stima professionale che mi lusinga e, purtroppo, alimenta il fuoco. Qui in azienda è tutto un fermento: tutti parlano di ristrutturazioni organizzative più o meno pesanti. E' ovvio, si spera sempre nel meglio e la speranza è l'ultima a morire (comincio a parlare con frasi fatte, annamo bene!).

Ormai l'organizzazione familiare, per forza di cose, ha un che di costante:

  • sveglia alle 6:00
  • rimaniamo a letto a far finta di non averla sentita per altri 15/20 min
  • Giu si alza e MI PREPARA IL CAFFE'!!! ... e me lo porta pure a letto
  • mi alzo io e in sequenza: preparo lo zaino di Enzo, preparo lo zaino di Alberto, controllo i grembiuli del giorno prima e se sono sporchi (sempre) prendo i puliti, li apro e li appendo fuori la loro stanza, preparo i vestiti per Enzo, preparo i vestiti per Alberto, carico una lavatrice e mi lavo, mi vesto, mi trucco, sveglio Enzo il pelandronre, faccio le coccole ad Alberto, prendo un secondo caffè e viaaaa più veloce della luce
  • traffico permettendo, nel giro di 45/60 min sono in ufficio
  • trascorro una giornata più o meno noiosa, intervallata per fortuna dal caffè della mattina e del pomeriggio con Dani (meno male che l'hanno inventata!) e chatto con il comunicator con le persone più care (Alex, Faber, Pablita)
  • appena possibile, esco e strada facendo, con Adele nelle orecchie, penso alla cena e se naecessario mi fermo a comprare qualcosa
  • arrivo a casa intorno alle 19
  • coccole ai bambini, mi spoglio, tacchi da 10 via, controllo i quaderni di Enzo ed eventuali comunicazioni e preparo la cena, se ce la faccio, 5 min di cyclette
  • cena intervallata come sempre da almeno 2/3 telefonate e poi, se le energie me lo consentono, uncinetto, perline, fimo, ferri ...
  • la giornata è finita ... a nanna (insonnia permettendo) e se le energie me lo consentono ancora, un buon libro sul mio comodino non manca mai.

Forse veramente non dovrei chiedere di più dalla vita.

08/03/2012

Mamma e Alberto, stamattina in bagno.

Alb prende la spazzola e comincia a pettinarsi. Tutto soddisfatto, si guarda allo specchio e mi dice: "sembro una UOCSTA'?". Io: "cosa sembri?" e lui: " una UOCSTAAA" ... no, devo dire che a una ROCK STAR non assomigliava in nulla!

06/03/2012

Ecco la mia storia di donna, mamma, impiegata.

Ho fatto una scelta di cuore, quando mi sono iscritta all’università: ho scelto matematica. Ma sapevo di certo una cosa: non avrei mai insegnato. Volevo di più dalla vita, volevo volare alto e non accontentarmi di una cattedra alle scuole medie dopo anni di precariato (nulla togliendo a chi ha scelto questa strada).

A causa della mia maniacalità nel voler entrare dentro le cose, mi sono laureata, si con lode, ma con ritardo rispetto allo standard. Ma è andata bene lo stesso.

Due mesi dopo, ero a Milano, io che avevo sempre vissuto in un piccolo paese della provincia napoletana. Ricordo benissimo quando, vedendo il cartello "Benvenuti a Milano", stentavo a credere che fosse vero e non solo un sogno. Mi sentivo al centro dell’Europa, mi sentivo viva, come non era mai successo fino ad allora.

Dopo altri due mesi, ero stata assunta con un contratto di formazione lavoro e uno stipendio che mi sembrava da favola.

E cominciata da lì, una bellissima, esaltante, irrefrenabile carriera nel mondo della consulenza informatica. Io, una donna, la più giovane di tutti, mi occupano del settore di Pianificazione e Controllo della Produzione, nonché della Manutenzione degli Impianti.

Ricordo benissimo tutte le difficoltà dovute alla giovane età e soprattutto al mio sesso: quando entravo in fabbrica, non indossavo mai la gonna, mai una scollatura importanti, trucco sempre pacato. Era il mio modo per non rinnegare il mio sesso, ma certamente per farmi apprezzare per doti non fisiche (non che ne abbia mai avute molte).

È inutile dire quante volte ho dovuto lottare contro i pregiudizi. Devo ammetterlo, in qualche circostanza mi è sembrato di non farcela, ero tentata di mollare, ma alla fine, la mia combattività, la mia voglia di non darmi per vinta ha avuto la meglio.

Negli otto anni che si sono susseguiti, ho viaggiato per tutta l’Italia, ho conosciuto tante città, tanti colleghi, tanti clienti, mi sono trasferita a Roma: ancora oggi, qualcuno mi chiede se voglio tornare indietro. Mi aspettano!

Gli anni fatti di alzatacce mattutine per prendete un volo, colazioni al bar, pranzi con il panino, 12 ore di lavoro al giorno, centinaia di telefonate fatte e ricevute al giorno, riunioni interminabili, migliaia di mail da leggere e da scrivere, documenti e presentazioni da redigere e da presentare ad Amministratori Delegati e vari Consigli di Amministrazione si sono bruscamente interrotti quando ho scoperto di essere incinta.

È inutile negarlo, da lì in poi, tutto è cambiato, nulla sarebbe potuto essere più come prima. Conciliare la vita lavorativa con i miei scrupoli di mamma, sarebbe stato impossibile.

Devo dire che c’ho provato: ricordo che all’età di sei mesi del mio bambino, sono ritornata al lavoro. Lui era al nido e io ero a Gubbio. Per non dormire fuori casa, andavo il lunedì, mercoledì e venerdì, caricandomi sulle spalle 350 km al giorno, con sveglie alle 5:00, dopo notti insonni dietro il mio "angioletto". Era l’unico modo che avevo per non sentirmi ancora di più mamma frustrata.

Un giorno, era un 13 dicembre, S. Lucia, uno dei miei clienti mi chiama e di dice: "Auguri,buon onomastico! Perché non vieni a lavorare con noi?". È stata durissima come scelta, sapevo che avrei lasciato una vita lavorativa a dir poco esaltante e che rischiavo un lavoro che avrebbe spento il mio fuoco, ma non avevo scelta: ho accettato.

Da lì è cominciata una nuova avventura, tutta da inventare e da amare: sono entrata a far parte della grande famiglia E.. Da allora sono trascorsi sei anni. Forse è tempo di bilanci. Se potessi tornare indietro, rifarei la stessa scelta, non rinnego nulla e non ho rimpianti. Il fuoco non si è spento, per il momento è solo un po’ sopito, ma credo fermamente che un giorno questo si riavvierà con ancora più forza di prima. Ho ancora tanto da dare, ho ancora tanta voglia di imparare, ho ancora tanta voglia di mettermi in gioco.

Ne sono sicura, E. prima o poi se ne accorgerà.

24/02/2012

Alberto e Mamma

A: "Anche io ce l'ho la fidanzata!"

M: "Ah si? E chi è?"

A: "Quella ... come si chiama? Quella di zio Luca"

M: "Chi? Iaia?

A: "Si, ci siamo sposati sulla bocca!"

GIORNO 1: Enzo e Mamma

E: "Mamma, Sara non è più la mia fidanzata"

M: "No? E che è successo?"

E: "Adesso è Francesca M., lei è l'unica che mi capisce!"

GIORNO 2: Enzo e Mamma

E: "Mamma, lo sai che Sara si è innamorata di me?"

M: "Davvero? E Francesca? Non era l'unica che ti capiva?

E: "Si, ma è successo solo una volta!"

18/12/2011

Non so se c'è qualcuno che accede ancora a questo sito, ma non me ne frega più di tanto: lo aggiorno più per me che per altri.

Non è un gran periodo, lavorativamente parlando, e quindi, non mi costa poi tanto scrivere qualche riga ...

Aggiornamenti del caso ...

ENZO: ebbene si, ha cominciato la prima elementare. Per fortuna la fa con piacere, anche se è un po' arruffone (i suoi quaderni non sono proprio la quintessenza dell'ordine) e come è sua indole, cerca continuamente l'apprezzamento delle maestre e dei suoi compagni ... ma lui è così. Ha un continuo bisogno di essere amato, apprezzato e lodato.

Sarà che ogni scarrafone è bello per la sua mamma, ma è un bambino estremamente intelligente: ha tanto difetti, ma l'argume e la sagacia non gli mancano. Un difetto per tutti: dimentica i nomi di tutti e se dico tutti è proprio tutti (non si ricorda come si chiamala sua baby sitter!!!).

ALBERTO: il cucciolo di casa, come ama farsi chiamare, è molto cambiato. Qualche mese fa eravamo preoccupati dal suo carattere a dir poco forte. Spesso è stato in castigo, ma ultimamente le cose sono migliorate. Certo è sempre un capoccione, ma va molto meglio.

Domenica, Giu lo ha trovato con una pigna in mano che martellava il tavolo antico in noce ... tutto perché cercava di far uscire i pinoli! E' inutile dire in che stato ha ridotto il tavolo ... vabbè, Giu si è un tantino innervosito, ma che facciamo? C'è di peggio nella vita!

13/09/2011

Antefatto: proprio sotto casa c'è l'autofficina di Ernesto. Con lui lavorano 2 collaboratori.

Ieri mattina tutti insieme scendiamo per accompagnare Enzo Mario a scuola. Vediamo uscire dall'officina i due ragazzi. Alberto allora mi chiede: "Mamma, dove vanno i due ernesti?"

10/08/2011

Mando i miei tre uomini a fare la spesa ... è finito lo Svelto per lavare i piatti. Lo scrivo su un foglietto, lo dico a voce, mi raccomando, ma so benissimo che tutto ciò nella mente di mio marito ha ben poco peso. I foglietti non vengono letti, le parole vengono dimenticate, le raccomandazioni anche.

Decido, allora, di affidarmi a Enzo Mario: "Enzo, mi raccomando, quando siete al supermercato, ricorda a papà di comprare lo Svelto." E lui: "Certo, mamma!".I miei tre uomini escono. Fanno i loro giri e finalmente arrivano al supermercato.

Ovviamente tutto viene comprato, tranne lo Svelto.

Alle casse, Enzo si ferma all'improvviso e dice a Giu: "Papà, non devi dimenticare di comprare il VELOCE!"

19/04/2011

Enzino, con aria trionfante, mi dice: "mamma, ho capito come esce la pipì. Prima beviamo l'acqua, poi un tubicino la porta in questa specie di bacinella e poi un altro tubicino la fa uscire dal pisellino!" ... è la prima volta che sento definire lo scroto bacinella ...

25/03/2011

Stamattina ... ore 5:30. Era ancora buio. Io ero placidamente tra le braccia di Morfeo. Giu si sveglia sentendo dei rumori strani in salotto: si alza e chi trova? Enzo Mario e Alberto seduti sul divano a guardare i cartoni!

Per la cronaca: Enzo Mario il 17 marzo ha compiuto 6 anni e Alberto oggi compie 3 anni!

25/03/2008

Ciao a tutti, dopo un viaggio di circa 38 settimane trascorse nella pancia della mia mamma, sono arrivato a Roma.

Erano le 18.37 nella sala parto A dell'Ospedale San Giovanni quando, tra l'incredulità generale di ostetriche e dottoresse, si sono sentiti i miei primi vagiti: figuratevi che non credevano alla mia mamma che urlava che stavo per arrivare!

Ma tutto è bene quel che finisce bene ....tra le lacrime di gioia di mamma e papà.

Insomma, sono un bel cosino rosa di 2 chili e 900 grammi.

Se volete potete scrivermi qui oppure lasciare un messaggio nel Guestbook.

A presto,

Alberto

 

Qui ci sono altre nostre foto.


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